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Ardecore

996. Le canzoni di G. G. Belli

2022, € 20
Formato 15x21, pp. 140, con intr. di Marcello Teodonio, gli spartiti delle musiche corredate da splendide tavole illustrative, e un QRCode con il doppio album 996       

 

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Intenzionato a “lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe di Roma”, nei Sonetti romaneschi Giuseppe Gioachino Belli tratteggiava l’immagine di una società che non sarebbe più stata la stessa, quella della Roma ottocentesca, papalina e preunitaria. Nel succedersi di disparati registri stilistici procedeva così alla demistificazione del potere e dei suoi strumenti di dominio ma, allo stesso tempo, denunciava il comportamento di un popolo che non si ribellava a norme e valori imposti dall’alto.

Con il pensiero rivolto ai nostri giorni, egualmente sospesi nell’incerta attesa di qualche cambiamento, gli Ardecore hanno ricavato, da trenta sonetti del Belli, ventotto canzoni che esaltano le atmosfere e i temi di quei versi con le sonorità, cangianti e diverse, che ne sono scaturite. Quel 996, assunto come acronimo e maschera dal poeta per esprimere più liberamente il proprio pensiero, nelle loro canzoni si trasforma però in un concetto diverso che, contrapponendo il quotidiano e il visibile allo spirituale e a ciò che non è tangibile, proprio a Roma trova la sua massima espressione con il Giano bifronte o anche il leggendario Mithra che domina sull’animalità. Nell’intreccio tra motivi contrastanti, si delinea così uno spaccato di grande efficacia in cui l’irriverente sberleffo verso i disordini del mondo si alterna a dolenti meditazioni sul destino dell’uomo.

Con l’introduzione e lo sguardo critico di Marcello Teodonio, i testi delle canzoni con le trascrizioni delle musiche, le splendide tavole illustrative di Marcello Crescenzi, Claudio Elias Scialabba, Scarful e Ludovica Valori e un QR code con il doppio album, 996. Le canzoni di Giuseppe Gioachino Belli, in uscita  per Tempesta Dischi/Believe, sulle principali piattaforme digitali.

 

Ardecore bianchi

Impegnati nella valorizzazione della musica popolare romanesca, rivisitata con un approccio di grande originalità, gli Ardecore hanno quattro album all’attivo e una Targa Tenco come miglior opera prima. Sul palco assieme a Giampaolo Felici  Adriano Viterbini (I Hate My Village, Bud Spencer Blues Explosion), Giulio Ragno Favero (Teatro Degli Orrori), Jacopo Battaglia (Zu, Bloody Beetroots), Ludovica Valori (Nuove Tribù Zulu), Marco Di Gasbarro (Squartet) e Gianluca Ferrante (Kore).

 

 

 Le storie scelte dagli Ardecore riportano a una Roma papalina, popolare, che ancora non ha visto le mutazioni arrivate dopo Porta Pia. Storie di miseria, di ribellione e di sottomissione forse inconsapevole, di superstizioni e di dignità, di morte e religione, che risuonano come premonizioni di un futuro in cui tutto cambia e, in fondo, non cambia quasi nulla Andrea Silenzi, Il Venerdì-La Repubblica 

Il risultato è esaltante, un folk blues suonato e arrangiato in maniera sublime. Un perfetto omaggio a un “mutamento” della Roma “perduta”. Roberto Peciola, Alias-Il Manifesto

Il trattamento in chiave personale effettuato con competenza, sensibilità e autentica passione ne esalta l’essenza più pura e profonda, con risultati di straordinario spessore  Federico Guglielmi, Blow Up 

Gioachino “996” Belli (1791 – 1863) nobilitò il vernacolo romanesco e lo rese lingua. A questa lingua gli Ardecore di Giampaolo Felici, depositari modernissimi della tradizione musicale romanesca, hanno prestato la loro musica, il loro dark folk fatto di oscurità, ballate di western capitolina Andrea Prevignano, Rumore

Una città come Roma sembra voler sempre fare a meno di una sua spiritualità, religiosa o laica che sia. Probabilmente non c’è mai stata nella storia della musica un’operazione del genere dedicata al suono di una città Giovanni De Stefano, Rumore

Gioachino Belli ha modellato la cultura romana ed italiana con i suoi sonetti, una figura modernissima che teneva assieme turpiloquio, timor di Dio e satira alla Monicelli. Gli Ardecore gli hanno dato una nuova veste, perché abbiamo ancora bisogno di lui Giorgio Moltisanti, Rockit 

L’essere riusciti a dare un volto musicale a liriche dialettali senza snaturarle fa di questo progetto una perla da conservare negli annali della cultura non solo romana ma di tutto il nostro Paese Marco Pritoni, Tutto Rock

Una vera e propria dichiarazione d'amore non solo per la loro città, Roma, ma anche per la poesia popolare, storica, monumentale, quella di Gioacchino Belli Antonella Pallante, TGR Lazio

La monumentale operazione di Giampaolo Felici & soci, oltre a costituire un ulteriore, importante tassello del coerente percorso di ricerca musicale e culturale dell’ensemble, ha il merito di mostrare la straordinaria attualità di un poeta come Belli, autore di versi immortali perché risultano tuttora, nel ventunesimo secolo, pungenti, cinici e disincantati Maria Macchia, Impatto sonoro

Stavolta è come se avessero raggiunto, se non l’apice, per lo meno il risultato più vero e necessario che potessero perseguire.(…) Questo è forse il meglio degli Ardecore da sempre. (…) Il risultato è un suono e una manciata di canzoni che raccontano di Roma e della vita quotidiana di qualsiasi povero cristo che è anche solo passato di là Lorenzo Centini, Metal Skunk 

Davvero molto bello il libro (...) Un affresco musicale e poetico di valore altissimo (...) Tra i dischi dell'anno Lino Brunetti, Buscadero

Un disco riuscito non solo, ovviamente, per le parole, ma anche per l’apporto fondamentale della musica e degli arrangiamenti, che confermano la band romana come la seminale fautrice del recupero e rivisitazione della tradizione popolare romanesca in chiave riattualizzante: una capacità di utilizzare la tradizione con profondo rispetto ma per andare oltre di essa e farla brillare di nuova vitalità Massimo OnzaSentireascoltare 

I sonetti vengono cantati nella loro integrità, verso per verso, da Felici, senza essere stravolti ai fini della forma canzone, a supportarli è un’impalcatura musicale prevalentemente acustica, in cui si avvicendano scene più movimentate (il ciclo dei tre componimenti “Er zagrifizzio d’Abbramo”), distorsioni (“Er decoro”, “La carità”) e processioni folk tra i vicoli trasteverini (“L’aribbartato”, “Uno mejo dell’antro”) Alessio Belli, Ondarock 

La band conferma ancora una volta una definitiva maturità, che prende forma in un eclettismo ed equilibrio sonoro non comuni. Le diverse matrici e provenienze artistiche dei musicisti si compenetrano e si amalgamano in una ricetta in cui gli ingredienti possiedono personalità e identità riconoscibili e contribuiscono alla resa sonora dell’evento  Giulio MarinoOcanerarock

La voce di Felici interpreta alla perfezione lo spirito di un popolo romano, dolente e acuto, resistente e indomito, viscerale e riflessivo, come nell’originale mix di indie e folk Laura Bianchi, Mescalina 

Gli abiti che gli Ardecore costruiscono intorno a testi letterari e della tradizione sono originali invenzioni pensate per valorizzare forme e caratteristiche di chi li indossa, aggiungendo musica alla musica e stimolando sia l’ascolto che una curiosa lettura di approfondimento Marco ZanchettaRocknation

Affrontare il corpus di Gioacchino Belli e donargli nuova linfa è un’impresa non da tutti, ma Felici riesce nell’arduo compito circondandosi di musicisti dalle influenze più disparate, ma che funzionano come una vera e propria orchestra Angelo D'EliaLester Roma 

Rock bonariamente psichedelico, folk, blues (“Caino” in particolare) echi western si rincorrono brano dopo brano in versioni sincere, cantate col cuore in mano e la passione di chi queste storie le vive sulla propria pelle. […] Progetto pregevole quello degli Ardecore, che merita un ascolto attento  Valentina NataleIndieforbunnies

Nel paesaggio dove si muove il gruppo romano (capitanato da Giampaolo Felici) si condensano nubi, povertà e morte dove talvolta può capitare di scorgere un raggio di sole. All'incirca è quanto succede nell'ultimo encomiabile lavoro (...) Una musica popolare dove le atmosfere -romantiche, decadenti a tratti noir- creano un universo "riconoscibile" e contagioso. Un muoversi costante e catartico tra note sferzanti, costume e antropologia Jori Diego Cherubini, Corriere fiorentino   

Scavando nel mare magnum del lascito del Belli, gli Ardecore hanno selezionato 28 sonetti e li hanno magicamente trasformati in canzoni, facendo sorreggere le parole da un folk-rock assai eclettico per riferimenti stilistici e mood (...) A regnare sovrana è comunque l'intensità musicale, verbale e canora, grazie alla quale questi pezzi, che suonano antichi, diventano veicoli di emozioni forti e soprattutto autentiche (...) Un progetto significativo e necessario  Federico Guglielmi, Audioreview

Gli Ardecore proseguono con un lavoro filologico che ridisegna il Belli in chiave moderna: i versi dei sonetti non sono stati scalfiti, ma la struttura musicale – principalmente acustica -, ne rinforza suoni e risate, bestemmie e invettive, brutalità e rassegnazione (…) Restituendo non solo a Roma, ma all’Italia intera, questa piccola gemma belliana, gli Ardecore si fanno portavoce di un vero monumento letterario (…) un’opera buffa ampia e magnifica che prende aria e respiro non solo sugli accenti dei versi, ma sulle note d’ogni brano Sabrina Tolve, Offtopicmagazine,

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