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Casinò di Sanremo, 2 ottobre 2014, ore 17,15 

In un'edizione del Premio Tenco, dedicato alle 'resistenze', la presentazione del volume di Timisoara Pinto che ripercorre la vicenda umana e artistica di un autore ostinatamente contro, tra gli interpreti più autentici di una stagione di impegno civile nella quale le canzoni animavano il sogno di una società diversa.

Ho conosciuto Enzo Del Re nei primi anni Sessanta e subito mi è parso come la versione laica di un santo. La sua intransigenza, il suo vivere in povertà, il suo rifiuto di qualsiasi concessione mi piacevano e mi piaceva anche questo suo usare il proprio straordinario talento musicale (un senso del ritmo eccezionale) in modo così ‘militante’, senza fronzoli, non per sedurre ma per comunicare. Giovanna Marini

Quando l’ho rivisto, anni dopo, era strano, triste. Gli chiesi se aveva voglia di farmi sentire qualcosa di nuovo. Era grammelot, non capivo una parola, ma il suono, la melodia, l’emozione, la malinconia e la gioia che stavo ascoltando mi hanno fatto capire che era una grande canzone. Dario Fo

Ho frequentato poco Enzo Del Re, ma non è possibile dimenticarlo. Mi ha sempre fatto pensare a Woody Guthrie, non tanto per riferimenti diretti o somiglianze quanto per l’irriducibilità di entrambi agli schemi non solo della cultura dominante, ma anche della cultura alternativa. Come Woody Guthrie, Enzo Del Re era unico: per entrambi si può dire, “come lui c’era solo lui”. Alessandro Portelli

Lui, la sua sedia e il suo narrare attraversavano secoli, millenni. Il cammino di Enzo su questa terra è finito, ma la sua eredità è viva in chi lo ha ascoltato anche una sola volta. Noi racconteremo che c’era una volta un cantore di mille anni. Moni Ovadia

Ci volle un po’, e la prese lunga, ma poi la sua lunghezza d’onda, un’altra frequenza, non FM, piuttosto onde medie, lentamente arrivò tra la gente che iniziò a ondeggiare a tempo. Dopo 15 minuti non si sentiva più la mancanza di nulla, né del basso, né della batteria, delle chitarre. Era autosufficiente. Ecco il Corpofonista. I suoni emessi dal suo corpo e dallo strumento di lavoro facevano tutto. Era una litania su base ritmica. Una specie di rap salmodiato. Il ritmo bastava e andò avanti a lungo. Vinicio Capossela

Ammiravo la grande autorialità da dicitore, un grado zero tra il racconto e il ritmo. In questo Del Re aveva intuito un passaggio molto forte di tanta drammaturgia attuale. La percussione era armonica oltreché ritmica con una coloritura nella voce intonata alla perfezione. David Riondino

Tutti volevano bene a Enzo Del Re. Adriano Sofri

thumb lavorare-lentezza


Timisoara Pinto, Lavorare con lentezza. Enzo Del Re, il corpofonista

contiene 2cd