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Enzo Moscato 

Modo minore

contiene 7cd

2020, € 15
Formato 14x14, con disegni e dipinti di Mimmo Paladino, pp. 48  

 

In offerta con il 5% di sconto

€15.00
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Una delle figure più carismatiche del teatro partenopeo, Enzo Moscato, maestro riconosciuto di intere generazioni, rivisita con il suo “recitar cantando” la colonna sonora della sua adolescenza ai Quartieri Spagnoli di Napoli.

Da brani a torto dimenticati della canzone napoletana fino a Giorgio Gaber e alcune hit internazionali, è dunque la forma canzone, nelle sue multiformi fisionomie e derivazioni, a costituire l’elemento germinativo della composizione scenica: canzoni eseguite per esteso o a brandelli, spesso alternate o sovrapposte a materiali di diversa provenienza come per Nun t’aggia perdere, portato al successo da Pino Mauro ma introdotto ora da frammenti del Köln concert di Keith Jarrett.

Con la direzione musicale di Pasquale Scialò e un ensemble di straordinari musicisti, Modo minore è uno spettacolo di conturbante bellezza dove si attraversa, secondo un percorso a sbalzi nello spazio e nel tempo, una parte della produzione musicale compresa tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso.

 

 

minore moscato 1
Drammaturgo, regista e attore, Enzo Moscato è un esponente di spicco della scena teatrale partenopea, con oltre quarant'anni di attività, una fama che da tempo  ha varcato i confini nazionali e periodiche incursioni nel mondo della canzone: Modo minore è il suo quinto album. 

 

Cantattore dotato di sensuale grazia antica nel porgere parole e note senza mai esagerare nel gusto controculturale del camp, Enzo sdrammatizza con la consapevolezza del "metteur en scene", ma accettando di buon cuore il ricatto melodrammatico delle adorate canzonette 'sciusciateci da Dio' Federico Vacalebre, Il mattino

 "Modo minore" nel quale -per la quarta volta in compagnia del compositore Pasquale Scialò- Moscato raccoglie passioni sonore e atmosfere d'antan, alternando hit sotterranee a superclassici, senza trascurare pezzi originali o anche inediti, come è il caso dell'epilogo del disco, scritta negli anni Novanta per Lucio Dalla, grande amico del drammaturgo partenopeo Gianni Valentino, Repubblica-Napoli  

Una musicalità fatta di carne e speranza, una creatività ibridata che riscatta e fa brillare questo canzoniere che ha un piede nel dialetto e la testa fra le nuvole dell'atmosfera internazionale, raggiungendo vette di assoluta bellezza. Forse sarà un 'modo minore' ma comprende l'intero Novecento Flaviano De Luca, Il manifesto

Il più ricco talento del teatro partenopeo contemporaneo,con una visione del mondo che dalle creature dei vicoli napoletani diventa racconto, poesia universale da grande scrittore, regista e interprete qual è. E anche cantante (...) riesce così nella difficile impresa di emozionare non solo con i suoi struggenti spettacoli ma anche con i dischi (...) Un disco autobiografico, drammaturgia sonora, uno spettacolo da ascoltare Anna Bandettini, Venerdì-La repubblica 

Uno dei maggiori autori e interpreti della scena teatrale contemporanea, fa della trasversalità il suo tratto, offrendo un récit-chantant vissuto come desiderio di plasmare e intrecciare il melos con il racconto di vita: è un osservatore dei marginali, determinato nello “spaesare” la napoletanità classica teatrale e musicale (...) “Modo Minore” è uno speciale “concertino di canzoni” che va a comporre una singolare e unica colonna sonora di vita, producendo contrastanti emozioni e chiedendo all’ascoltatore-spettatore di affrancarsi da ristrette vedute mentali e musicali Ciro De Rosa, Blogfoolk 

Una carrellata di titoli arrangiati magnificamente (...) un melange, di generi, stili, scuole: eppure tutto si tiene, armoniosamente, per la voce nitida e fragile di Moscato e per il notevolissimo ensemble di musicisti. Il lavoro ha un garbo unico, e una verve trascinante che continuamente scivola in struggenti emozioni Andrea Porcheddu, Gli Stati generali 

 un'autentica gemma (...) Con la sua fine grana vocale Moscato fa respirare una ventata evergreen intelligentissima e sorprendente (...) Tutto ciò che Moscato maneggia, riesuma, reinventa, reinterpreta lo trasforma in oro, in un incanto a tinte liriche Mimmo Mastrangelo, Avvenire

Il risultato è gradevole, delizioso e avvincente, anche perché, nell'impaginazione e nelle soluzioni adottate di volta in volta, non mancano le sorprese Alberto Bazzurro, MusicaJazz 

Più che impersonare la figura del crooner consumato, a Moscato interessa esprimere una varietà di sentimenti e ci riesce benissimo Piercarlo Poggio, BlowUp

il disco è anche uno spettacolo totale. Con il suo congiungere parola, musica, gesto, evoca un mondo, la Napoli e i tempi che ci siamo lasciati alle spalle, i tempi del boom economico, di spensieratezza e ebbrezza per un futuro pieno di promesse, all’origine della nostra ultima modernità (e pure delle sue crisi). Lo fa mettendo su un palcoscenico i versi e le sfumature musicali, accompagnato dall’ensemble musicale, che con le sue accelerazioni, i suoi glissando, i suoi controtempi fa da deuteragonista, da voce dialogante, da eco e propulsione al cantore. E questo insieme mette in scena, con gesti insieme esibiti ed essenziali, quella città barocca, misteriosa e perfino ritrosa nelle sue “espettorazioni” che è Napoli Massimo Marino, Doppiozero  

Una colonna sonora "d'assenza" che ci riporta nei night del dopoguerra, tra i vicoli stretti e scuri di Partenope svenduta agli americani fino ad arrivare in una sala popolare di quartiere dove i film si vedono al contrario Hystrio-trimestrale di teatro e spettacolo   

In tutti i brani c’è una inseminazione musicale che nasce dalla cultura di Pasquale Scialò, musicista raffinato e prezioso, che sa unire mondi disparati, all’apparenza lontani, sotto un velo di napoletanità che tutto fa brillare. Elaborazioni che riportano a un dolore antico – e la voce di Moscato è essenziale – a quella capacità di mescolare e parodiare che è stata, ed è, della grande arte napoletana. Non c’è soluzione di continuità tra le citazioni di Nino Rota e il concerto di Colonia di Jarrett, tra Arrivederci di Bindi, Cerruti Gino di Gaber e Ciao amore ciao di Tenco… E’ Scialò che sa fare di Ciao amore ciao, con un rullante da Bolero, la marcia che accompagna la voce di Moscato verso una esecuzione d’amor perduto Filippo Arriva, Gazzetta del Mezzogiorno

Un caleidoscopio dai toni pastello dove, in piena e coerente libertà, ai gioielli compositivi ingiustamente dimenticati di Ugo Calise, Bruno Martino, Enzo Di Domenico, Pino Donaggio, o i più moderni Gaber e Tenco, s’innervano per assonanza e simpatia Sonny & Cher, i Platters o un sorprendente frammento all’acustica del Köln Concert di Keith Jarrett. Il tutto resta morbidamente amalgamato nel sapiente tappeto sonoro elaborato con misura dal sodale Pasquale Scialò e dal suo quartetto di corde e percussioni Alberto Marchetti, Vinile 

 Una Piedigrotta dell’anima ma soprattutto una visione musicale che rifugge dalla macchietta, recuperando suoni in parte dimenticati e unendoli ad altre sonorità non strettamente apparentate con il mondo partenopeo.  Un disco di livello eccellente fatto per superare i confini di Napoli Michele Manzotti, Il popolo del blues

Moscato mesce canzone e teatro: ma anche canzone di Napoli e canzone “altra”, osando raffinate e colte interpolazioni d’un materiale ora pop ora popolare anche con l’ausilio dell’essenzialità sensibile d’un ensemble che sa vagare dal folk al jazz, con piglio sia culturale che comunicativo. (...) con tanti innesti/contrasti che infarciscono il suo lavoro, di cui anzi forse sono le fondamenta più originali, imprevedibili, interessanti Andrea Pedrinelli, Da sapere

Le canzoni, con la musica e i testi, hanno modo di fare leva su una drammaturgia che ingloba l’esperienza quotidiana della città, ripercorrendo anche gli aspetti marginali della storia musicale compresa tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso Riccardo Santangelo, My Urby

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