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Dal 15 al 23 aprile del 1954 Diego Carpitella ed Ernesto de Martino conducono una “spedizione etnografica” in Calabria e in Basilicata presso alcune comunità di origine albanese, secondo una prassi di ricerca sul terreno già sperimentata a partire dal 1952 e proseguita negli anni successivi. Analoghi sono gli scopi: raccolta di canti popolari e di comportamenti legati al ciclo della vita e alla ritualità; analoga la metodologia: costituzione di un’équipe interdisciplinare, collaborazione con il Centro Nazionale Studi di Musica Popolare (CNSMP, ora Archivi di Etnomusicologia) dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per la realizzazione delle registrazioni sonore etnico-musicali, ausilio tecnico della Rai-Radiotelevisione Italiana. […]
Le registrazioni musicali effettuate nel corso della spedizione del 1954, presso le comunità arbëreshe calabro-lucane, vanno a costituire la Raccolta 22 del CNSMP. Si tratta di una raccolta di complessivi 86 brani, che riguarda con netta prevalenza la Calabria, interessata con otto località delle province di Cosenza e di Crotone (già Catanzaro) per un totale di 74 brani registrati, fra il 15 e il 22 aprile, a Pallagorio, Carfizzi, San Nicola dell’Alto, San Demetrio Corone, Macchia Albanese, Frascineto, Lungro e Castroregio. […].
La parte calabrese della raccolta è rimasta sostanzialmente inedita, fatto salvo per alcuni brani riprodotti in pubblicazioni discografiche di taglio scientifico, fra cui soprattutto il blocco di sette brani pubblicati, in forma di brevi frammenti, nell’LP Northern and Central Italy and the Albanians of Calabria (1957) […].
La Raccolta 22 appare di particolare importanza per la conoscenza del patrimonio etnico-musicale arbëresh della Calabria, non soltanto per la rilevanza numerica dei brani musicali registrati, ma anche per la significatività delle aree geografico-culturali interessate e delle singole comunità, che rappresentano realtà ben individuate e piuttosto diversificate le une dalle altre […].
Pur trattandosi, necessariamente, di un “campione” di tutto quello che era presente in quegli anni in quelle stesse aree della regione, oggi queste registrazioni etnico-musicali rappresentano un patrimonio culturale unico e irripetibile. Nonostante le modalità veloci del rilevamento, pure emerge a pieno, dalla fruizione di questi brani, il significato antropologico che la musica in quegli anni ricopriva per quelle comunità: perno della vita quotidiana, del rito e dell’espressività, segno di identità, legame con la madrepatria, in taluni casi elemento di trasversalità sociale.
Carpitella e de Martino hanno modo di cogliere, nelle diverse località visitate, forme e comportamenti musicali ancora pienamente in uso, funzionali alla vita delle comunità paesane, eseguiti da musicisti popolari che mostrano piena padronanza del materiale musicale, capacità improvvisativa e, nel complesso, una cifra stilistica di particolare pregio. […].
La pubblicazione di questi brani vuole dunque mettere in circolazione un materiale prezioso, finora noto solo agli addetti ai lavori, offrendolo alla conoscenza di studiosi e appassionati, ma soprattutto restituendolo alle comunità locali, che ne sono state protagoniste e che in parte ne mantengono memoria, in parte ne mantengono prassi, seppure limitata ad alcuni repertori e ad alcune occasioni e certamente “impallidita” nel tempo. […].
Per l’edizione critica della Raccolta 22 abbiamo effettuato una selezione dei brani registrati in Calabria, sulla base di diversi criteri di valutazione (originalità del materiale, qualità delle registrazioni ecc.), scegliendone alla fine quarantotto, distribuiti nei due compact disc, mantenendo l’originale cronologia dei rilevamenti e dunque anche gli accorpamenti geografici. […].
Tutto il materiale musicale scelto per la pubblicazione appartiene esclusivamente alla tradizione orale popolare: rappresenta repertori, forme e stili poetico-musicali, espressi nelle diverse parlate locali, in esecuzioni prevalentemente vocali, in taluni casi accompagnati da strumenti musicali.
Il metodo di lavoro che abbiamo applicato ha previsto diverse fasi, fra loro intersecate nel tempo: lo spoglio delle fonti; l’esplorazione sul terreno della memoria e dei testimoni; l’analisi dei materiali.
Anzitutto, abbiamo preso in considerazione i documenti d’archivio prodotti dai due studiosi. Presso gli Archivi di Etnomusicologia abbiamo potuto consultare: le schede da campo di Diego Carpitella; le prime trascrizioni e traduzioni dei testi verbali dei brani musicali effettuate nel corso della raccolta; le fotografie realizzate dallo stesso Carpitella; le schede d’archivio, frutto del riordino dei materiali, curate da Walter Brunetto. Presso l’Archivio de Martino abbiamo consultato i taccuini e i quaderni da campo redatti dallo stesso de Martino […] che contengono appunti, testi di canti, racconti, elenchi di nomi di informatori, descrizioni etnografiche relative soprattutto alle usanze e ai rituali funebri e di nozze.
Nell’ambito di un ampio spoglio biblio-discografico abbiamo individuato, in specifico, gli scritti che fanno riferimento ai brani della Raccolta 22 e i dischi che contengono brani della stessa raccolta. Abbiamo inoltre rinvenuto, nelle produzioni bibliografiche di Carpitella e de Martino, due contributi direttamente riferiti alla raccolta: Gli “Albanesi”, diCarpitella (1954) e Le colonie albanesi calabro-lucane, di de Martino (2002), che riproduciamo in appendice al volume.
Per poter ricostruire i repertori musicali, i contesti performativi e i musicisti popolari locali, abbiamo ritenuto necessario effettuare dei sopralluoghi, con rilevamenti sonori e fotografici, in tutte le otto località calabresi interessate dalla raccolta. Nel corso di tali rilevamenti, effettuati nei mesi di dicembre 2003, gennaio, agosto e settembre 2004, maggio e agosto 2005, abbiamo utilizzato metodologie d’approccio diversificate, rivolgendoci a più soggetti: i Comuni; i musicisti già referenti di nostre precedenti ricerche; gli studiosi locali; i cantori e i suonatori protagonisti delle registrazioni del 1954; le famiglie degli stessi venuti a mancare o emigrati; numerosi altri informatori più generici. I rilevamenti sonori e fotografici hanno riguardato la ricostruzione di eventi, luoghi e persone connessi alla Raccolta 22, contribuendo in modo sostanziale alla comprensione dei contesti esistenziali, ambientali e rituali della raccolta stessa. […].
Per quel che riguarda il trattamento dei materiali sonori, oltre ai nostri specifici contributi, abbiamo ritenuto indispensabile che vi fosse una corretta restituzione dei testi verbali dei canti, finora del tutto trascurata. Ci siamo per questo rivolti a Francesco Altimari, titolare della Cattedra di Lingua e letteratura albanese dell’Università della Calabria, particolarmente orientato verso lo studio delle parlate arbëreshe, e a Giovanni Belluscio che ha curato le trascrizioni dei testi verbali originali dei brani selezionati, i relativi modelli poetici e ortografici e le traduzioni, aggiungendo anche una nota di carattere linguistico […]. Noi stessi ci siamo occupati delle trascrizioni verbali, e relative traduzioni, dei testi in dialetto. Abbiamo inoltre prodotto una selezione di trascrizioni musicali, che vanno ad affiancarsi a quelle già presenti nella bibliografia. Per la prima volta, dunque, la Raccolta 22 viene restituita tanto nella componente musicale quanto in quella linguistica.